La diffida di cui alla L. n. 515 del 1993, art. 15, comma 8, con la quale il collegio regionale di garanzia elettorale invita il candidato che l'abbia omessa a presentare la dichiarazione concernente le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale, assolve alla duplice funzione di offrire al trasgressore la possibilità di sanare l'illecito e di avvertirlo della pendenza del procedimento sanzionatorio, sicché è superfluo l'invio di un'ulteriore diffida prima dell'irrogazione della sanzione amministrativa, essendo l'interessato già a conoscenza della natura dell'addebito e della pendenza della procedura. La contestazione di cui alla L. n. 689 del 1981, art. 14, svolge la funzione di portare a conoscenza dell'incolpazione il soggetto destinatario dell'atto al fine di consentirgli un efficace diritto di difesa nel procedimento sanzionatorio, senza che sia necessario indicare l'importo della sanzione, in quanto tale indicazione attiene alla fase successiva di irrogazione della sanzione. Pertanto, una volta inviata la diffida, non è necessario, ove il trasgressore non abbia provveduto a sanare l'omissione nel termine fissato, procedere ad una nuova contestazione ai sensi della L. n. 689 del 1981, art. 14, e dunque non è applicabile il termine di 90 giorni ivi previsto. La valutazione della prova, in assenza di specifiche indicazioni normative, rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui sindacato in sede di legittimità è ammesso solo nei rigorosi limiti previsti dalla legge.