Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34833 del 30 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:34833PEN

Massima

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Il diritto alla traduzione degli atti processuali in lingua straniera, previsto dagli articoli 143 e 178 c.p.p., presuppone la dimostrazione che l'imputato non conosca la lingua italiana. In assenza di tale prova, l'omessa traduzione non determina la violazione del diritto di difesa né la rimessione in termini per l'impugnazione, essendo la relativa istanza manifestamente infondata. La Corte di appello, nel valutare l'ammissibilità dell'impugnazione sotto il profilo della tempestività, deve comunque accertare l'esistenza dei presupposti per il diritto alla traduzione, che non possono ritenersi sussistenti sulla sola base della condizione di straniero dell'imputato. Il silenzio della Corte di appello su tale questione non determina l'annullamento dell'ordinanza di inammissibilità, trattandosi di una censura manifestamente infondata, rispetto alla quale il ricorrente è privo di interesse a dolersi di una lacuna motivazionale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 08/10/2018 della CORTE APPELLO di ANCONA;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa BORRELLI PAOLA;
lette/sentite le conclusioni del P.G..
Lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa LORI PERLA, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. L'ordinanza impugnata e' stata pronunziata l'8 ottobre 2018 dalla Corte di appello di Ancona, che ha dichiarato l&…

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