Lo statuto di una società per azioni costituita a tempo determinato non può validamente prevedere una clausola che attribuisca ai soci il diritto di recedere ad nutum, ossia senza giusta causa e con semplice preavviso, in quanto tale previsione è contraria al principio di ordine pubblico economico che limita il recesso ad nutum alle sole società costituite a tempo indeterminato. La ratio della riforma del 2003 del diritto societario, infatti, ha inteso il recesso come strumento di tutela del socio dissenziente, consentendolo senza causa e con preavviso solo nelle società a tempo indeterminato, mentre nelle società a tempo determinato il recesso deve essere giustificato da ragioni ricollegabili alla vita societaria, tali da legittimare l'uscita del socio. Pertanto, la clausola statutaria che preveda il diritto di recesso ad nutum in una società per azioni costituita a tempo determinato deve essere dichiarata nulla ai sensi degli artt. 1418 e 1419 c.c., in quanto in contrasto con il principio di ordine pubblico economico che esclude la liceità di un simile recesso. Tale nullità non può essere superata né dalla pubblicità della clausola nello statuto, né dalla volontà dei soci di inserirla, in quanto la tutela dei creditori e dei terzi, nonché dell'integrità del capitale sociale, prevale sulla posizione del singolo socio che abbia fatto affidamento su tale clausola al momento dell'adesione al contratto sociale.