Il funzionario doganale infedele che, abusando dei poteri e dei doveri del proprio ufficio, agevola il passaggio oltre i controlli di carichi di sostanze stupefacenti occultati nei container in transito nel porto, concorre nel delitto di importazione illecita di droga e nel reato di corruzione, in quanto il suo contributo agevolatore, realizzato attraverso l'oscuramento delle immagini radiografiche e la mancata segnalazione di anomalie, è finalizzato a consentire l'uscita indisturbata dal porto del carico di stupefacenti, dietro la corresponsione di un compenso illecito pattuito con i sodali dediti al narcotraffico. La gravità indiziaria di tale contributo concorsuale è desumibile dalle intercettazioni telefoniche e telematiche che documentano i contatti tra il funzionario infedele e i membri dell'organizzazione criminale, nonché dalle anomalie riscontrate nelle immagini radiografiche del container, che evidenziano l'impiego di filtri più scuri per occultare la presenza della droga. La misura cautelare della custodia in carcere è giustificata dalla concretezza e attualità del pericolo di reiterazione di condotte criminali della stessa specie, in considerazione del ruolo rivestito dal funzionario nell'ambito di una collaudata e organizzata attività di recupero di ingenti carichi di stupefacenti, della sua disponibilità a favorire tali finalità illecite e della necessità di recidere il suo collegamento con il contesto criminale di riferimento.