Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 43118 del 20 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:43118PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in ragione delle sue funzioni, abbia la disponibilità materiale o giuridica di denaro o beni pubblici e se ne appropri, integra il reato di peculato, anche qualora la condotta sia caratterizzata da aspetti fraudolenti, purché il possesso della cosa sia antecedente alla condotta appropriativa e non consegua direttamente all'inganno. Ciò in quanto il peculato presuppone il legittimo possesso, per ragione dell'ufficio o del servizio, del denaro o della res, che l'agente successivamente fa propri, a differenza della truffa in cui l'impossessamento della cosa è l'effetto della condotta illecita. Pertanto, il pubblico ufficiale che, abusando della sua funzione, predisponga atti falsi per appropriarsi di denaro pubblico di cui ha la disponibilità per ragioni d'ufficio, commette il reato di peculato, a prescindere dal fatto che l'atto finale di disposizione del denaro spetti ad altro soggetto, essendo sufficiente che l'agente si inserisca nel maneggio o nella disponibilità della cosa o del denaro altrui, rinvenendo nella pubblica funzione o nel servizio anche la sola occasione per un tale comportamento. Ciò vale anche quando il pubblico ufficiale, pur non avendo l'autonoma disponibilità del bene, consegua mediatamente tale posizione attraverso il concorso con altro soggetto, come nel caso del direttore dei servizi amministrativi di un istituto scolastico che, abusando della sua funzione, predisponga atti falsi per appropriarsi di denaro pubblico, pur essendo la firma sui mandati di pagamento di competenza del dirigente scolastico. Inoltre, il possesso qualificato dalla ragione dell'ufficio o del servizio non è solo quello che rientra nella competenza funzionale specifica del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, ma anche quello che si basa su un rapporto che consenta al soggetto di inserirsi di fatto nel maneggio o nella disponibilità della cosa o del denaro altrui, rinvenendo nella pubblica funzione o nel servizio anche la sola occasione per un tale comportamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IPPOLITO Francesco - Presidente

Dott. TRONCI Andrea - rel. Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/01/2016 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. TRONCI ANDREA;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa MARINELLI FELICETTA che ha concluso per l'annullamento senza rinvio limitatamente al reato di cui all'articolo 476 c.p., per interven…

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