Cassazione penale Sez. II sentenza n. 11892 del 18 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:11892PEN

Massima

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Il possesso di beni di provenienza illecita, senza fornire una plausibile spiegazione circa la loro origine, integra il delitto di ricettazione, in quanto la mancata indicazione della provenienza è sintomatica della volontà di occultamento, logicamente riconducibile a un acquisto in mala fede. Pertanto, qualora il giudice di merito ritenga non credibile la giustificazione fornita dall'imputato in ordine al possesso di tali beni, anche in considerazione della loro qualità e quantità, tale valutazione di fatto non è sindacabile in sede di legittimità, essendo sufficiente a integrare l'elemento soggettivo del reato di ricettazione. Il giudice, infatti, può legittimamente desumere l'elemento psicologico del reato dalla condotta tenuta dall'imputato, il quale non abbia fornito una spiegazione plausibile circa la provenienza dei beni in suo possesso, in quanto tale omissione è sintomatica della volontà di occultare la loro illecita origine, logicamente riconducibile a un acquisto in mala fede.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. FIANDANESE Franco - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. BRONZINI Giuseppe - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Mu. Be. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte di Appello di Torino, in data 12 aprile 2007, di parziale riforma della sentenza del Tribunale di Acqui Terme, in data 2 novembre 2004;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione svolta dal Consigliere Dott. FIANDANESE Franco;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. FEBBRARO Gi…

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