Il procedimento disciplinare a carico di un avvocato, riassunto d'ufficio dal Consiglio Nazionale Forense a seguito di annullamento con rinvio della decisione originaria da parte della Corte di Cassazione, in assenza di un formale atto di riassunzione da parte del titolare del potere disciplinare, è illegittimo e determina l'estinzione del processo. La lex specialis che regola il procedimento disciplinare forense non contiene una specifica disciplina del procedimento di riassunzione, per cui trova applicazione il rinvio al procedimento davanti alla Corte di Cassazione in materia civile, ai sensi del Regio Decreto n. 37 del 1934. Pertanto, la riassunzione del giudizio disciplinare davanti al Consiglio Nazionale Forense a seguito di sentenza di cassazione con rinvio deve essere compiuta secondo il disposto dell'articolo 392 c.p.c., con la conseguenza che l'eventuale riassunzione disposta d'ufficio dal medesimo Consiglio è inammissibile e non impedisce l'estinzione del processo ai sensi dell'articolo 393 c.p.c. La declaratoria di inammissibilità (rectius, illegittimità) della riassunzione d'ufficio operata dal Consiglio Nazionale Forense determina l'estinzione del procedimento disciplinare.