Il diniego di condono edilizio per opere realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico è legittimo qualora le opere non siano state ultimate entro il 31 marzo 2003 e non risultino conformi agli strumenti urbanistici, anche se il vincolo sia stato imposto successivamente all'abuso. Infatti, l'art. 32, comma 27, lett. d) del D.L. n. 269/2003 esclude in generale la condonabilità degli abusi edilizi commessi su aree gravate da vincolo paesaggistico di carattere relativo qualora essi non siano conformi agli strumenti urbanistici, a prescindere dal momento di imposizione del vincolo. La giurisprudenza amministrativa e penale ha affermato che il condono edilizio è applicabile esclusivamente agli interventi di minore rilevanza (restauro, risanamento conservativo e manutenzione straordinaria) e previo parere favorevole dell'Autorità preposta alla tutela del vincolo, mentre non sono in alcun modo suscettibili di sanatoria le opere abusive che hanno comportato la realizzazione di nuove superfici e nuova volumetria in zona assoggettata a vincolo paesaggistico, sia esso di natura relativa o assoluta, o comunque di inedificabilità, anche relativa. L'onere della prova dell'ultimazione dei lavori entro la data utile per ottenere il condono grava sul richiedente la sanatoria, il quale deve fornire idonea documentazione a sostegno della propria istanza.