Il regolamento interno di una cooperativa, pur vincolando i soci, non può essere applicato in modo automatico e indiscriminato, essendo necessario accertare in concreto la sussistenza dei presupposti di fatto previsti per l'irrogazione di sanzioni. Gli arbitri, chiamati a pronunciarsi sull'impugnazione di una delibera sanzionatoria, hanno il dovere di verificare non solo la conformità della stessa al regolamento, ma anche la corrispondenza tra la fattispecie astratta ivi disciplinata e i comportamenti concretamente posti in essere dai soci. Ove gli arbitri riscontrino l'assenza di una fattispecie astratta corrispondente alla condotta contestata, possono legittimamente annullare la delibera sanzionatoria, senza che ciò comporti contraddittorietà o illogicità della decisione, anche qualora il regolamento sia stato ritenuto valido ed efficace nei confronti dei soci. Il sindacato del giudice sull'interpretazione data dagli arbitri ai quesiti sottoposti al loro esame è limitato ai soli profili di manifesta irrazionalità o illogicità, non potendosi sostituire la propria valutazione a quella degli arbitri, cui spetta in via esclusiva l'individuazione dell'effettivo contenuto e portata delle domande e delle eccezioni formulate dalle parti.