Il provvedimento di annullamento di un'autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune è legittimo quando l'atto comunale non contiene una adeguata motivazione in ordine alla compatibilità dell'intervento edilizio con i valori paesaggistici tutelati. L'autorità statale, nel caso di riscontrato vizio motivazionale, può legittimamente annullare l'autorizzazione, senza precludere l'esercizio ulteriore del potere comunale, con una nuova motivazione che tenga conto della concreta situazione di fatto, dei valori tutelati e di quanto rilevato nell'atto di annullamento. L'annullamento per difetto di motivazione non configura un riesame di merito da parte dell'autorità statale, ma l'evidenziazione dell'esistenza di un valore paesaggistico tutelato e della necessità del giudizio di compatibilità in concreto pretermesso. Dopo l'entrata in vigore del d.lgs. n. 29/1993, il potere di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica, prima di competenza del Ministro, è diventato di competenza della dirigenza ministeriale e, in particolare, del direttore generale dell'ufficio centrale per i beni ambientali. Le spese del giudizio seguono la soccombenza, anche quando il privato impugna infondatamente il provvedimento di annullamento ministeriale.