Il Consiglio di Stato, in materia di limitazioni al transito di mezzi pesanti in ambito comunale, ha affermato i seguenti principi: 1. Le ordinanze comunali che dispongono limitazioni di velocità, peso e orario al passaggio di mezzi pesanti in determinate strade rientrano nella competenza degli organi costituiti in base a convenzioni preordinate all'esplicazione in forma associata di funzioni spettanti agli enti locali, ai sensi dell'art. 30 del d.lgs. n. 267/2000, e sono imputabili al singolo ente locale nel cui territorio si applicano. 2. Tali provvedimenti, in quanto atti amministrativi generali, non richiedono la comunicazione di avvio del procedimento ai sensi della legge n. 241/1990, in quanto i destinatari sono tutti coloro che possono far uso della viabilità comunale, a prescindere da eventuali situazioni particolari di singoli soggetti, come la localizzazione degli impianti o rapporti convenzionali con l'amministrazione. 3. Le limitazioni al transito di mezzi pesanti sono legittime in quanto adottate per tutelare gli utenti deboli della strada, il patrimonio stradale, la sicurezza pubblica e il pubblico interesse, nonché per esigenze di carattere tecnico, rientrando nella competenza dell'ente locale ai sensi dell'art. 6 del Codice della Strada. 4. L'elevazione del limite di massa complessiva dei mezzi ammessi alla circolazione da 5 a 15 tonnellate, essendo una misura favorevole all'utenza, non richiede una specifica motivazione. 5. La mancata sospensione del giudizio in pendenza di un ricorso straordinario avverso un precedente provvedimento non determina l'illegittimità dell'ordinanza impugnata, in quanto quest'ultima costituisce un atto autonomo e distinto. 6. Il mancato risarcimento dei danni derivanti da contravvenzioni irrogate sulla base di una precedente ordinanza non impugnata è infondato, in assenza di prova documentale.