Il danno patrimoniale derivante dalla chiusura di una strada su cui è ubicato un impianto di distribuzione di carburanti non può essere risarcito qualora: 1) I provvedimenti di chiusura stradale, pur determinando un pregiudizio economico per l'attività commerciale, siano stati legittimamente adottati dalle amministrazioni competenti per l'esecuzione di lavori pubblici, senza che l'interessato ne abbia tempestivamente impugnato l'illegittimità. In tal caso, infatti, il danno non può essere qualificato come "ingiusto", mancando uno degli elementi costitutivi della responsabilità aquiliana. 2) L'appellante non abbia provato in modo adeguato l'abnormità della durata complessiva della chiusura stradale rispetto ai tempi necessari per l'esecuzione dei lavori, né abbia dimostrato la sussistenza di una specifica violazione di regole cautelari da parte delle amministrazioni committenti nell'esecuzione dei lavori, tali da configurare una loro responsabilità diretta per il mancato o inidoneo ripristino delle normali condizioni della sede stradale. Infatti, in assenza di tali elementi probatori, non può configurarsi una responsabilità delle amministrazioni per culpa in vigilando, essendo l'eventuale responsabilità per i danni cagionati a terzi durante l'esecuzione dei lavori pubblici, di norma, ascrivibile all'appaltatore incaricato dell'esecuzione materiale dei lavori, salvo il caso di specifica violazione di regole di cautela da parte del committente.