Cassazione penale Sez. I sentenza n. 40277 del 4 ottobre 2023

ECLI:IT:CASS:2023:40277PEN

Massima

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La prova liberatoria di cui all'art. 596 c.p. in tema di diffamazione richiede la piena e oggettiva dimostrazione della verità del fatto attribuito al soggetto diffamato, non essendo sufficiente il mero dubbio o la semplice possibilità di tale verità. L'esimente in questione, infatti, non rientra tra le cause di giustificazione o di non punibilità personali di cui all'art. 530, comma 3, c.p.p., per le quali è sufficiente il dubbio sulla loro sussistenza, ma costituisce una causa di non punibilità di natura oggettiva, che presuppone la prova certa e completa della veridicità del fatto contestato al diffamato. Pertanto, il giudice non può assolvere l'imputato per il reato di diffamazione sulla base della mera possibilità della verità del fatto attribuito alla persona offesa, ma deve accertare in modo pieno ed inequivocabile tale verità, al fine di poter applicare l'esimente prevista dall'art. 596 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROCCHI Giacomo - Presidente

Dott. MASI Paolo - rel. Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

Dott. MONACO Marco Maria - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 14/11/2022 del TRIBUNALE di CHIETI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere PAOLA MASI;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore MARCO DALL'OLIO, che ha chiesto, con requisitoria scritta, dichiararsi inammissibile il ricorso;
letta la memoria scritta depositata dal difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza emessa in data 14 novembre 202…

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