Cassazione penale Sez. II sentenza n. 37357 del 23 dicembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:37357PEN

Massima

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Il tentativo di estorsione si configura quando l'agente, pur non avendo ancora conseguito il profitto ingiusto, pone in essere condotte idonee e dirette a costringere la vittima, mediante minacce, a compiere atti che determinino un vantaggio patrimoniale non dovuto per l'agente stesso o per altri. Ciò si verifica anche quando l'agente prospetta l'esercizio di una facoltà o di un diritto, pur non essendo antigiuridico il male minacciato, al fine di coartare la volontà altrui ed ottenere risultati non conformi a giustizia. La mera istigazione, non accolta, a commettere un reato, invece, non è punibile ai sensi dell'art. 115 c.p., comma 4. Pertanto, la condotta dell'agente che, mediante minacce, determina la vittima a compiere atti finalizzati a procurare un ingiusto profitto per sé o per altri, integra il delitto di tentata estorsione, a prescindere dall'effettivo conseguimento del profitto stesso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RAGO Geppino - Presidente

Dott. MANTOVANO Alfredo - Consigliere

Dott. PELLEGRINO Andrea - Consigliere

Dott. CIANFROCCA Pierluig - rel. Consigliere

Dott. SARACO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a Ripatransone il 15.3.1962;
contro la sentenza della Corte di Ancona il 23.4.2018;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Pierluigi Cianfrocca;
udito il PM, nella persona del sostituto procuratore generale Dott. Romano Giulio, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito l'Avv. (OMISSIS), per la costituita parte civile, che ha concluso per il rigetto o la inammissibilita' d…

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