L'occupazione abusiva e illecita di un terreno privato da parte della pubblica amministrazione, seguita dalla realizzazione di un'opera pubblica o di edilizia residenziale pubblica, agevolata o convenzionata, senza il perfezionamento della procedura espropriativa, non determina l'acquisto della proprietà in capo all'amministrazione, neppure attraverso l'istituto dell'occupazione acquisitiva o dell'usucapione. In tali casi, l'amministrazione è tenuta a provvedere all'acquisizione del bene mediante l'attivazione del procedimento di cui all'art. 42-bis del D.P.R. n. 327/2001, ovvero a restituire il bene ai legittimi proprietari, previa rimessione in pristino, nel rispetto delle conseguenze patrimoniali connesse alla soluzione prescelta. L'istituto dell'occupazione acquisitiva, incompatibile con l'art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, è definitivamente superato nell'ordinamento, così come l'art. 3 della legge n. 458/1988, che prevedeva una disciplina speciale per i terreni utilizzati per finalità di edilizia residenziale pubblica, agevolata e convenzionata, è implicitamente abrogato dall'art. 42-bis del D.P.R. n. 327/2001. Il proprietario del bene illegittimamente occupato e trasformato conserva il diritto di chiedere la restituzione del bene o il risarcimento del danno, senza che possano rilevare eventuali comportamenti del proprietario stesso che possano essere interpretati come rinuncia o acquiescenza, in assenza del rispetto della forma scritta ad substantiam prescritta per la rinuncia ai diritti reali.