Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 14890 del 27 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:14890PEN

Massima

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Il segreto d'ufficio è un dovere funzionale del pubblico ufficiale, la cui violazione è punita penalmente, anche quando commessa al fine di agevolare associazioni di tipo camorristico. La valutazione delle esigenze cautelari, ai fini dell'applicazione di una misura restrittiva della libertà personale, deve tenere conto non solo del profilo personologico dell'indagato, ma anche della concreta attualità del pericolo cautelare, desumibile da elementi oggettivi come la pregressa esperienza di servizio, i rapporti intessuti nell'ambiente lavorativo e la possibilità di accedere a informazioni riservate anche dopo il congedo dal servizio. Ove tali elementi dimostrino la persistenza di un concreto pericolo di reiterazione del reato, il giudice può ritenere giustificata l'applicazione della misura cautelare più adeguata a neutralizzare tale pericolo, anche quando l'indagato non rivesta più la qualifica di pubblico ufficiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizi - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. SCALIA Laura - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 01/12/2016 del TRIB. LIBERTA' di NAPOLI;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. MAURIZIO GIANESINI;
sentite le conclusioni del PG Dr. LUCA TAMPIERI che ha chiesto l'annullamento con rinvio.
Udito il difensore Avv. (OMISSIS), che ha insistito per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
- ritenuto che il Difensore di …

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