Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26776 del 19 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:26776PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel valutare la fondatezza del ricorso avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, afferma che: La valutazione delle dichiarazioni delle persone offese, ritenute intrinsecamente plausibili, omogenee e riscontrate, non richiede l'applicazione dei canoni di cui all'art. 192, commi 3 e 4, c.p.p., in quanto tali dichiarazioni non sono assimilabili a quelle di testimoni. Pertanto, il giudice di merito può legittimamente dare credito alle accuse provenienti dalle persone offese, ritenendole più attendibili rispetto a una ricostruzione difensiva viziata da incongruenze. La deduzione di un travisamento della prova è pregiudizialmente inibita dalla giurisprudenza consolidata di legittimità, secondo cui tale vizio è deducibile in sede di ricorso per cassazione, in ipotesi di doppia pronuncia conforme, solo nel caso in cui il giudice di appello abbia richiamato atti a contenuto probatorio non esaminati dal primo giudice, non potendosi altrimenti superare il limite del devoluto. Inoltre, per dedurre tale vizio, la parte deve necessariamente trascrivere o allegare in copia il documento in cui la prova è consacrata, evidenziando l'esatto passaggio in cui si annida il vizio, pena l'inammissibilità del ricorso per mancanza di autosufficienza. Il giudice di merito può legittimamente ritenere sussistenti le esigenze cautelari, in termini di pericolo di reiterazione del reato, sulla base della gravità del fatto, dell'insistita condotta estorsiva e della spregiudicatezza dimostrata dall'indagato, il quale si è esplicitamente presentato alle persone offese come emissario di una criminalità di tipo mafioso di particolare pericolosità, tali elementi prevalendo sull'incensuratezza dell'indagato. Infine, è inammissibile il ricorso per cassazione che non indichi la correlazione tra le ragioni argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell'atto d'impugnazione, cadendo nel vizio di aspecificità del motivo prescritto dall'art. 581, lett. c), c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - rel. Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), n. il (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 24.9.12 del Tribunale di Napoli, sezione riesame; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita in Camera di consiglio la relazione del Consigliere Dott. MANNA Antonio;

udito il Procuratore Generale nella persona del Dott. MAZZOTTA Gabriele, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza del 24.9.12 il Tribunale di Napoli, sezione riesame…

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