Il contratto d'area, quale strumento di programmazione negoziata finalizzato allo sviluppo e alla creazione di nuova occupazione in territori circoscritti, attribuisce al giudice amministrativo la giurisdizione esclusiva sulle controversie relative ai finanziamenti concessi, in quanto l'erogazione dei relativi contributi implica l'adozione, da parte della pubblica amministrazione, di decisioni istituzionali circa la corretta allocazione di risorse finanziarie destinate ad una programmazione negoziata che vede coinvolti, in egual misura, soggetti pubblici e privati. La revoca delle agevolazioni concesse nell'ambito di un contratto d'area è legittima solo in presenza di una effettiva e sostanziale modifica dell'indirizzo produttivo dell'impianto agevolato, tale da comportare il conseguimento di produzioni finali inquadrabili in una divisione della classificazione ISTAT diversa da quella relativa alle produzioni indicate nel programma originario approvato. Pertanto, la mera circostanza che l'output produttivo dell'impianto agevolato trovi collocazione sul mercato attraverso la vendita diretta ad altre imprese ovvero attraverso l'ordinaria attività impiantistica edile svolta dall'impresa beneficiaria, non integra di per sé una variazione sostanziale del programma di investimenti, qualora l'attività effettivamente svolta rientri nella classificazione ISTAT originariamente prevista. L'amministrazione è tenuta a condurre un'adeguata istruttoria per accertare la sussistenza dei presupposti per la revoca, senza potersi limitare a recepire acriticamente le risultanze istruttorie del soggetto concessionario.