Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12899 del 26 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:12899PEN

Massima

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Il diritto di critica politica, pur consentendo l'utilizzo di toni anche aspri, non può giustificare l'attribuzione di fatti determinati lesivi della reputazione altrui, se non risultano obiettivamente veri. La verità del fatto attribuito costituisce, infatti, una condizione indispensabile per il corretto esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, al fine di evitare che la competizione politica si trasformi in un'occasione per aggredire ingiustamente la reputazione di terzi, che è anch'essa un bene costituzionalmente garantito. Pertanto, la scriminante dell'esercizio del diritto di critica può essere invocata soltanto qualora le affermazioni lesive si fondino su fatti obiettivamente veri, anche nell'ambito della dialettica politica, in cui pure è connaturata una certa aggressività. Il giudice, nel valutare la sussistenza di tale scriminante, è tenuto a verificare la veridicità dei fatti attribuiti alla persona offesa, senza poter prescindere da tale accertamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO TRIBUNALE di COSENZA;

GU. CA. P.C. N. IL (OMESSO);

nei confronti di:

1) NU. ER. N. IL (OMESSO);

2) LO. GU. MA. N. IL (OMESSO);

3) FE. FR. N. IL (OMESSO);

avverso la SENTENZA del 07/06/2007 G.U.P. TRIBUNALE di COSENZA;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

sentite le conclusioni del P.G. Dott. Santi Conso…

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