Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25650 del 2 luglio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:25650PEN

Massima

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Il delitto di corruzione propria si configura quando il comportamento del pubblico ufficiale, pur senza la necessità di individuare uno specifico atto contrario ai doveri d'ufficio, risulti comunque diretto a vanificare la funzione a lui demandata, violando così i doveri di fedeltà, imparzialità e perseguimento esclusivo degli interessi pubblici. A tal fine, sono sufficienti elementi fattuali, quali dichiarazioni di altri soggetti coinvolti e movimentazioni finanziarie sospette, che dimostrino l'esistenza di una sistematica attività di corruzione finalizzata a favorire determinati soggetti nell'assegnazione e gestione di appalti pubblici, senza che assuma rilievo la limitata conoscenza del pubblico ufficiale delle pratiche trattate o il fatto che non abbia avuto ruoli di vertice o deleghe operative. La valutazione complessiva del quadro indiziario, anche in assenza di prova diretta dello specifico atto corruttivo, consente di ritenere integrati gli elementi costitutivi del delitto di corruzione propria, giustificando l'applicazione di misure cautelari reali come il sequestro preventivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 21/02/2012 del Tribunale di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;

udito per l'indagato l'avv. …

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