Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio della propria funzione di sindacato giurisdizionale sull'attività di pianificazione urbanistica comunale, afferma che le scelte riguardanti la classificazione dei suoli e la destinazione d'uso delle aree sono espressione di un ampio potere discrezionale dell'amministrazione, sindacabile dal giudice amministrativo solo in caso di manifesta irragionevolezza, arbitrarietà o travisamento dei fatti. In particolare, il Tribunale ritiene che la destinazione urbanistica impressa dal Comune di Vallo della Lucania a una porzione della proprietà della ricorrente, da zona agricola a "COMPARTO P 2.1 ZONA C3 - Aree di trasformazione ad uso misto – residenziale, terziario e produttivo", non sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardare l'uliveto secolare insistente sull'intera proprietà, in quanto tale destinazione riguarda solo una limitata porzione dell'area, è subordinata all'approvazione di un futuro Piano Operativo e risulta coerente con l'obiettivo di dotare il nucleo abitato della frazione di idonee attrezzature e spazi per la sicurezza degli abitanti e la continuità del sistema urbano. Inoltre, il Tribunale afferma che la scelta di prevedere una diversa modalità di cessione gratuita di aree pubbliche tra i proprietari dei comparti edificatori, pur determinando una sperequazione, non è illegittima in quanto giustificata dalla non omogeneità della relativa destinazione d'uso. Infine, il Tribunale ritiene che il mancato coinvolgimento, nel procedimento di approvazione del PUC, del Ministero delle Politiche Agricole e delle Soprintendenze non sia illegittimo, in quanto non obbligatorio, e che comunque la Soprintendenza Archeologica sia stata consultata nell'ambito della Valutazione Ambientale Strategica.