Il potere di ordinanza contingibile e urgente del Sindaco, ai sensi dell'art. 50, comma 5, del d.lgs. n. 267/2000 e dell'art. 191 del d.lgs. n. 152/2006, per assicurare la prosecuzione del servizio pubblico di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, pur legittimamente esercitato per tutelare diritti fondamentali della persona minacciati da emergenze sanitarie o di igiene pubblica, non può spingersi fino a determinare unilateralmente il compenso dovuto all'affidatario privato, in assenza di una adeguata verifica preventiva della congruità economica del corrispettivo, in contraddittorio con la parte interessata. Ciò in quanto l'interesse pubblico all'adozione di atti extra ordinem deve essere necessariamente coordinato con i valori costituzionali della libera iniziativa economica e della ragionevolezza, quest'ultima da intendere anche nell'ottica del minor sacrificio imposto al soggetto privato. Pertanto, l'ordinanza che impone la prosecuzione del servizio alle medesime condizioni economiche del precedente contratto scaduto, senza una preventiva verifica della loro attualità e congruità, è illegittima nella parte in cui determina unilateralmente il compenso, mentre rimane valida nella parte in cui ordina la prosecuzione del servizio per ragioni di necessità e urgenza. Le conseguenti pretese patrimoniali del gestore privato, relative al riequilibrio del sinallagma contrattuale, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario, in quanto attinenti all'esecuzione del rapporto di natura privatistica intercorrente tra le parti, senza involgere il sindacato sulla legittimità dell'attività provvedimentale urgente posta a monte.