Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di cui all'art. 322-ter c.p. non richiede la dimostrazione del nesso di pertinenzialità tra i beni da confiscare e il reato addebitato, essendo sufficiente che i beni siano nella disponibilità dell'indagato per un valore corrispondente al profitto o al prezzo del reato. Pertanto, nel caso di reati tributari di cui al d.lgs. n. 74/2000, il sequestro può essere disposto sui beni dell'indagato fino alla concorrenza dell'ammontare dell'IVA evasa, a prescindere dalla dimostrazione che tale somma sia confluita effettivamente nella sua disponibilità. Inoltre, la restituzione all'Erario del profitto del reato non esclude la possibilità di procedere alla confisca per equivalente, in quanto tale misura non persegue una finalità meramente ripristinatoria, ma ha una funzione sanzionatoria e di prevenzione generale, che permane anche in caso di sanatoria della posizione debitoria. Pertanto, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto nei limiti del profitto del reato, senza che sia necessario accertare l'effettivo incasso di tale somma da parte dell'indagato.