Il Tribunale Amministrativo Regionale, nel respingere il ricorso avverso il diniego di sanatoria edilizia, afferma il seguente principio di diritto: La realizzazione di opere edilizie abusive che comportano una modifica strutturale all'andamento originario del perimetro di una cinta muraria, con conseguente espansione del giardino al di fuori di tale perimetro, è incompatibile con le norme di tutela paesaggistico-ambientale e urbanistica vigenti, le quali consentono esclusivamente il restauro e il risanamento conservativo delle strutture originali. Pertanto, tali opere non possono essere sanate ai sensi dell'art. 13 della legge n. 47/1985 (ora art. 36 del D.P.R. n. 380/2001 e art. 140 della legge regionale Toscana n. 1/2005), in quanto non rispettano il c.d. "doppio accertamento di conformità" alla strumentazione urbanistica, sia al momento della realizzazione che al momento della presentazione della domanda di sanatoria. Inoltre, la realizzazione di opere edilizie abusive che comportano una modifica strutturale all'andamento originario del perimetro di una cinta muraria, con conseguente espansione del giardino al di fuori di tale perimetro, è ritenuta incompatibile con le norme di tutela paesaggistico-ambientale, in quanto configura uno "stravolgimento complessivo" dell'originario stato dei luoghi, definito dalla Soprintendenza come uno "scempio" dell'intervento proposto in sanatoria. Pertanto, il diniego di sanatoria per tali opere risulta adeguatamente motivato e conforme alla normativa vigente.