Il magistrato che, abusando della propria qualità e autorità, esercita pressioni su funzionari pubblici al fine di ottenere un trattamento di favore per sé o per altri, ovvero conferisce incarichi giudiziari a soggetti che in cambio prestano gratuitamente servizi a vantaggio personale o familiare, viola i fondamentali doveri di correttezza, imparzialità e decoro che incombono sul magistrato, compromettendone l'immagine e il prestigio nell'ambiente di lavoro. Tali condotte, anche se non hanno prodotto un concreto vantaggio ingiusto, integrano l'illecito disciplinare di abuso della qualità di magistrato, non essendo necessario l'effettivo conseguimento di un vantaggio indebito, ma essendo sufficiente l'uso improprio della posizione rivestita per ottenere un trattamento di maggior favore. L'applicazione della sanzione disciplinare della censura è pertanto congrua, non potendosi ritenere di scarsa rilevanza fatti che hanno compromesso l'immagine e la credibilità del magistrato.