Il medico che, per negligenza, imprudenza e imperizia, ometta di sottoporre il paziente a tutti i controlli necessari per una corretta diagnosi e di tenerlo in osservazione per verificare l'evoluzione della patologia e gli effetti della terapia praticata, cagionando così la morte del paziente, risponde penalmente per il reato di omicidio colposo. Il giudizio di responsabilità penale del medico si fonda sulla valutazione in concreto del nesso di causalità tra la condotta omissiva e l'evento letale, da effettuarsi secondo il criterio dell'alto grado di credibilità razionale, escludendo l'incidenza di fattori causali alternativi. La colpa del medico, in tali casi, non può essere qualificata come lieve ai sensi della legge n. 189 del 2012, in quanto deriva da negligenza e imprudenza comportamentale nell'omettere di considerare i dati sintomatologici più significativi e nell'aver accollato al paziente il rischio della scelta di non sottoporlo ad ulteriori accertamenti e di non trattenerlo in osservazione, anziché da vera e propria imperizia diagnostica o terapeutica.