Consiglio di Stato sentenza n. 4176 del 2019

ECLI:IT:CDS:2019:4176SENT

Massima

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Il provvedimento di divieto di prosecuzione dell'attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi, adottato dall'amministrazione competente ai sensi dell'art. 19, comma 3, della legge n. 241 del 1990 in caso di accertata carenza dei requisiti e dei presupposti per l'esercizio dell'attività oggetto di segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), deve limitarsi a contestare specificamente i profili di illegittimità dell'attività stessa, senza poter estendere la propria motivazione a circostanze estranee all'oggetto della SCIA e non direttamente incidenti sulla legittimità dell'attività segnalata. Pertanto, l'amministrazione non può fondare il provvedimento inibitorio sulla presunta abusività di opere edilizie diverse e distinte da quelle oggetto della SCIA, senza previamente accertarne la regolarità nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza e repressione degli abusi edilizi. In tal caso, il provvedimento è viziato per eccesso di potere, in quanto persegue un fine diverso da quello proprio dell'istituto della SCIA.

Sentenza completa

Pubblicato il 19/06/2019

N. 04176/2019REG.PROV.COLL.

N. 04781/2018 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4781 del 2018, proposto dalla società:
Ema S.a.s. in persona del legale rappresentante
pro tempore
signora ((omissis)), rappresentata e difesa dagli avvocati ((omissis)) e ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di giustizia e domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato ((omissis)) in Roma, Piazzale delle ((omissis)), 8;

contro

il Ministero dei beni e delle attività culturali, in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentato e difeso dall'Avvocatura generale dello Stato, domiciliataria
ex lege
in Roma, via dei Portoghesi, 12;
il Comune di Massa L…

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