L'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico, pur essendo un atto amministrativo, ha natura precaria e può essere revocata in ogni momento dall'Amministrazione competente qualora si verifichino esigenze pubbliche connesse alla viabilità, al decoro urbano o all'abuso dell'occupazione. Il provvedimento di revoca è legittimo quando l'occupazione del suolo pubblico, anche se conforme alle dimensioni originariamente autorizzate, si pone in contrasto con le prescrizioni di legge a tutela della circolazione pedonale, come l'obbligo di garantire uno spazio libero di almeno 2 metri sui marciapiedi ai sensi dell'art. 20, comma 3, del Codice della strada. In tali casi, l'Amministrazione non è tenuta ad adottare misure meno incisive, come l'ordine di ripristino delle dimensioni autorizzate, in quanto l'interesse pubblico alla libera circolazione pedonale prevale sull'affidamento del privato nella conservazione dell'autorizzazione, la quale può essere legittimamente revocata anche per ragioni di viabilità e decoro urbano, indipendentemente dalla rilevanza della difformità rispetto al progetto originariamente approvato. La revoca dell'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico, pertanto, non costituisce uno sviamento di potere né una sanzione sproporzionata, ma l'esercizio legittimo del potere di autotutela dell'Amministrazione finalizzato a ripristinare la conformità dell'occupazione alle prescrizioni di legge a tutela della circolazione pedonale.