Il ritardo ingiustificato dell'amministrazione nell'esercizio del potere di revoca di agevolazioni finanziarie concesse, nonostante la pendenza di un procedimento penale a carico del beneficiario, determina l'illegittimità del provvedimento di revoca, in assenza di una comprovata necessità di coordinamento tra il procedimento amministrativo e quello penale, nonché di una tempestiva comunicazione da parte del beneficiario dell'esito del processo penale. Ciò in quanto il principio di buona fede e leale collaborazione impone all'amministrazione di procedere con la dovuta celerità nell'adozione dei provvedimenti di autotutela, senza poter invocare la pendenza di un procedimento penale per giustificare un ritardo procedimentale abnorme, salvo che tale ritardo non sia in parte ascrivibile anche alla condotta omissiva del privato. Pertanto, l'annullamento del provvedimento di revoca, per violazione del principio di buon andamento e ragionevolezza dell'azione amministrativa, non preclude la valutazione, in sede risarcitoria, del concorso di colpa del privato nel determinare il ritardo procedimentale, qualora egli non abbia tempestivamente informato l'amministrazione dell'esito del procedimento penale.