Il falso certificato di morte, contraffatto al fine di ottenere l'estinzione di procedimenti penali pendenti, integra il reato di falsità materiale in atti pubblici, nonché il reato di frode processuale, in quanto idoneo a indurre in errore l'autorità giudiziaria sulla morte dell'imputato. Tale condotta, realizzata mediante l'utilizzo di un sigillo contraffatto e la sostituzione della persona dell'avvocato difensore, è punita anche ai sensi dei reati di falsità in sigilli e strumenti autentici e sostituzione di persona. La Corte di Cassazione, nel confermare la responsabilità penale dell'imputato, ha rilevato che l'eccezione di incompetenza territoriale, pur non comportando la rinuncia alla stessa per effetto della richiesta di rito abbreviato, doveva essere tempestivamente riproposta nel termine di cui all'art. 491 c.p.p., pena l'inammissibilità. Inoltre, la Corte ha escluso che la documentata nomina di un difensore in un procedimento archiviato per morte del reo, nonché l'assoluzione da un precedente reato di calunnia, fossero elementi idonei a inficiare la ricostruzione probatoria operata dai giudici di merito, i quali hanno correttamente individuato nell'imputato l'unico soggetto interessato alla spedizione del falso certificato di morte.