Cassazione penale Sez. V sentenza n. 46468 del 17 dicembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:46468PEN

Massima

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Il soggetto che, al di fuori del contesto processuale e senza alcuna giustificazione, attribuisce ad altri espressioni denigratorie e offensive della reputazione, anche se relative a fatti oggettivamente accaduti, commette il reato di diffamazione, in quanto tale condotta è penalmente rilevante e non può essere considerata scriminata dalla provocazione o dall'assenza di dolo. Infatti, la diffamazione sussiste anche in assenza di una volontà diretta a ledere la reputazione altrui, essendo sufficiente la consapevolezza dell'idoneità delle espressioni utilizzate a porre in pericolo il bene giuridico tutelato. Pertanto, il soggetto che, al di fuori del contesto processuale, qualifica come "truffatore" un altro individuo, nonostante quest'ultimo sia stato assolto dal reato di truffa, integra il reato di diffamazione, non potendosi ritenere tale condotta penalmente irrilevante o scriminata dalla provocazione, in assenza di una effettiva condotta provocatoria da parte della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SC. UG. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 29/04/2008 CORTE APPELLO di VENEZIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. FUMO MAURIZIO;

udito il P.G. in persona del Sost. Proc. Gen. Dott. CEDRANGOLO O., il quale ha chiesto dichiarasi inammissibile il ricorso;

udito l'avv. PANNAIN R. in sost.ne avv. R. Campion per la PC, che riportandosi alla memor…

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