Cassazione penale Sez. I sentenza n. 14157 del 8 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:14157PEN

Massima

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La liberazione condizionale, pur essendo uno strumento agevolato per i collaboratori di giustizia, non costituisce un diritto automatico, ma richiede una valutazione discrezionale del giudice circa la sussistenza di un concreto e comprovato ravvedimento del condannato. Tale valutazione non può limitarsi al mero rispetto delle prescrizioni imposte o all'adesione formale alle regole espiative, ma deve considerare la globalità della condotta del soggetto, verificando l'effettiva rieducazione e il suo stabile reinserimento sociale, attraverso elementi quali i rapporti con i familiari, il personale carcerario e i compagni di detenzione, lo svolgimento di attività lavorative o di studio, l'assenza di comportamenti ostativi o di nuovi addebiti. Pertanto, il giudice può legittimamente negare la liberazione condizionale anche al collaboratore di giustizia qualora non ritenga sufficientemente comprovato il suo ravvedimento e la sua effettiva risocializzazione, non essendo sufficiente il mero accesso alla misura alternativa in atto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROCCHI Giacomo - Presidente

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. APRILE Stefano - Consigliere

Dott. MINCHELLA Antonio - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
Avverso l'ordinanza n. 2570/2019 del Tribunale di Sorveglianza di Roma in data 05/07/2019;
Visti gli atti e il ricorso;
Udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. MINCHELLA Antonio;
Lette le conclusioni del Procuratore Generale, in persona della Dott.ssa MARINELLI Felicetta, che ha chiesto il rigetto del ricorso;
Letta la memoria versata in atti dal difensore Avv. FIORMONTI Manfredo.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in data 05/07/2019 il Tribunale di…

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