Cassazione penale Sez. I sentenza n. 409 del 5 gennaio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:409PEN

Massima

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Il fatto che le espressioni offensive siano state inserite in una chat che consente la partecipazione e l'intervento anche non in tempo reale, e che al momento della loro messa in circolazione la persona offesa non fosse presente, integra il delitto di diffamazione e non la fattispecie depenalizzata di ingiuria aggravata dalla presenza di più persone. Ciò in quanto l'offesa è stata proferita ai danni di persona in quel momento assente e comunicata ad almeno due persone, presenti o distanti. La circostanza che la persona offesa abbia successivamente replicato sulla chat non esclude la configurabilità del reato di diffamazione, in quanto la comunicazione delle espressioni offensive è avvenuta in assenza della stessa. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto come diffamazione e non come ingiuria è corretta, in quanto l'offesa è stata rivolta a persona assente e comunicata ad altri soggetti, anche se non in tempo reale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

In nome del Popolo Italiano

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

PRIMA SEZIONE PENALE

Composta da:

Dott. BONI Monica - Presidente -

Dott. MANCUSO Luigi Fabrizio Augusto

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Relatore -

Dott. POSCIA Giorgio

Dott. MAGI Raffaello

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Pa.Iv. nato a COSENZA il .../.../1973
avverso la sentenza del 26/10/2022 della CORTE APPELLO di CATANZARO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE SANTALUCIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore MARIAEMANUELA GUERRA che ha concluso per iscritto ai sensi della disciplina emergenziale chiedendo la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.
Ritenuto in fatto
1. La Corte di appello di Catanzaro, giudicando in sede di rinvio a seguito della sentenza di annulla…

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