Il giudizio di compatibilità ambientale, pur comportando valutazioni di natura tecnica, involge profili di discrezionalità amministrativa relativi al bilanciamento di una pluralità di interessi pubblici, quali la tutela dell'ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico, e pertanto spetta all'organo politico-amministrativo competente secondo l'ordinamento statutario dell'ente, e non al dirigente, salvo espressa deroga da parte della disciplina regionale. Inoltre, il criterio escludente della distanza minima di 500 metri da centri e nuclei abitati previsto dal piano provinciale di gestione dei rifiuti non si applica a insediamenti abitativi in zona impropria, come quella industriale, in quanto tale previsione è riferita ai soli centri e nuclei abitati individuati dagli strumenti urbanistici comunali. Infine, l'istruttoria e la motivazione dell'autorità competente devono dare conto in modo esaustivo della valutazione di tutti i profili di impatto ambientale dell'impianto, anche in relazione alla tutela delle acque, all'interrelazione con altre attività produttive e impianti di trattamento rifiuti, nonché all'impatto odorigeno, senza che sia necessario il coinvolgimento di ulteriori enti pubblici oltre a quelli previsti dalla legge.