Cassazione penale Sez. II sentenza n. 9115 del 15 marzo 2006

ECLI:IT:CASS:2006:9115PEN

Massima

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Il delitto di estorsione di cui all'art. 629 c.p. può essere integrato non solo da una minaccia esplicita e determinata, ma anche da una minaccia implicita, larvata e indiretta, purché idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali in cui opera. Il giudice, nel valutare la sussistenza della minaccia, deve pertanto considerare tutti gli elementi del caso concreto, senza limitarsi a una interpretazione restrittiva della fattispecie, volta a richiedere esclusivamente una minaccia palese e determinata. La condotta dell'agente, anche se non apertamente esplicita, può infatti integrare il delitto di estorsione qualora risulti idonea a incutere timore e a condizionare la libertà di autodeterminazione della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE II PENALE
Composta dai signori
NARDI Domenico - Presidente
SIRENA Pietro Antonio - Consigliere
CASUCCI Giuliano - Consigliere
CARDELLA Fausto - Consigliere
DAVIGO Piercamillo - Consigliere
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
Sul ricorso proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo avverso l'ordinanza pronunziata il 28/10/2005, dal Tribunale di Palermo quale giudice del riesame, nel procedimento penale a carico di:
An. Gr., nato a Pa. il (...).
Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Piercarmillo Davigo.
Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dottoressa Elisabetta Cesqui, la quale ha concluso chiedendo che il provvedimento impugnato sia annullato con rinvio,
osserva:
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con ordinanza 14/10/2005 il G.I.P. del Tribunale di Palermo applicò a An. Gr. la custodia …

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