Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12649 del 25 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:12649PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p. si configura quando la condotta abituale di violenza fisica e morale, espressa attraverso atti di aggressione, minacce e ingiurie, denota la sistematica svalutazione della vittima e la mancanza di una causale autonoma dei singoli episodi, rivelando la coscienza e volontà dell'agente di sottoporre il familiare a una condizione di soggezione psicologica e di sofferenza. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva la durata complessiva della condotta, essendo sufficiente che essa si sia protratta per un periodo di tempo apprezzabile, tale da connotarla come abituale, anche quando gli episodi siano concentrati in un arco temporale limitato, purché caratterizzati dalla continuità dell'azione maltrattante. La determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui all'art. 133 c.p., rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui esercizio non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato sulla base delle circostanze del caso concreto, senza che assumano rilievo le valutazioni difensive volte a sollecitare una diversa quantificazione della sanzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - rel. Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 30/05/2014 della Corte d'appello di Palermo;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal componente ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale D'AMBROSIO Vito, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte d'appello di Palermo, con sentenza del 30/05/201…

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