Cassazione penale Sez. V sentenza n. 20810 del 10 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:20810PEN

Massima

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Il reato di diffamazione sussiste quando l'imputato, con l'intento di ledere la reputazione altrui, pronuncia espressioni offensive nei confronti della persona offesa, anche in presenza di un pregresso clima di conflittualità tra le parti. La mera ammissione dell'imputato circa le circostanze di tempo e luogo in cui le espressioni sono state proferite costituisce un riscontro esterno idoneo a confermare la veridicità della narrazione della persona offesa, senza che assumano rilievo le precedenti denunce archiviate o la presentazione di una querela da parte dell'imputato sugli stessi fatti. Né la scriminante della provocazione né la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto possono essere riconosciute quando l'imputato abbia dato origine con il proprio comportamento all'asserita reazione offensiva, come nel caso in cui egli abbia seguito e avvicinato la persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/01/2017 del TRIBUNALE di MONZA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Carlo Zaza;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Loy Maria Francesca, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore della parte civile avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso deposita…

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