Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile, senza la realizzazione di opere edilizie, integra comunque un illecito urbanistico sanzionabile ai sensi degli artt. 23-bis, 31 e 32 del D.P.R. n. 380/2001, in quanto comporta una variazione degli standards urbanistici di cui al D.M. 2 aprile 1968. Tuttavia, qualora l'amministrazione comunale abbia rilasciato in passato provvedimenti abilitativi o attestazioni che abbiano ingenerato nell'interessato un affidamento incolpevole sulla legittimità dell'utilizzo dell'immobile per una destinazione diversa da quella originariamente assentita, essa è tenuta a valutare attentamente tale circostanza in sede di esercizio del potere sanzionatorio, predisponendo un adeguato impianto motivazionale che tenga conto di tutti gli interessi in gioco, anche in relazione all'attuale assetto urbanistico-edilizio del territorio. In particolare, ove l'amministrazione abbia riconosciuto la possibilità di destinazioni d'uso artigianali nell'area interessata, il mero ripristino della originaria destinazione "agricola" dell'immobile potrebbe risultare non coerente con tale assetto e non rispettoso dell'affidamento ingenerato nell'interessato. In tali ipotesi, l'amministrazione è tenuta a valutare con particolare attenzione la sussistenza di un attuale e concreto interesse pubblico prevalente sull'affidamento incolpevole maturato, motivando adeguatamente la propria determinazione finale.