Il pericolo di reiterazione di gravi condotte delittuose, caratterizzate da modalità intimidatorie e violente, può giustificare il mantenimento della misura cautelare degli arresti domiciliari, anche in assenza di precedenti penali specifici, qualora la gravità e la reiterazione dei fatti addebitati all'indagato rendano plausibile il rischio di commissione di ulteriori reati della stessa specie. La valutazione della concreta pericolosità sociale dell'indagato, fondata sull'analisi complessiva degli elementi di fatto emersi, rientra nell'ambito del giudizio di merito, non sindacabile in sede di legittimità se sorretta da motivazione logica e immune da vizi di manifesta illogicità o irragionevolezza. La riduzione di pena prevista dall'art. 56 c.p. per il tentativo deve essere applicata nella misura da un terzo alla metà, e non di un solo terzo, ferma restando la discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena concreta, anche in relazione alla possibile applicazione di istituti di favore come l'indulto, sulla base di una valutazione complessiva della gravità del fatto e della personalità dell'imputato.