Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30359 del 21 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:30359PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in concorso con esponenti di organizzazioni criminali e imprenditori, abusi della propria funzione per favorire illecitamente l'aggiudicazione di contratti pubblici a determinate imprese, commette il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, aggravato dalla finalità di agevolare l'attività di associazioni di tipo mafioso. Tale condotta, caratterizzata dalla promessa e dall'accettazione di denaro e altre utilità, integra un grave quadro indiziario che giustifica l'adozione di misure cautelari personali, in ragione del concreto pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove, nonché della possibilità di fruire di benefici premiali come la sospensione condizionale della pena. Il principio di diritto affermato mira a tutelare l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione, contrastando l'infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti e nelle concessioni pubbliche, attraverso l'abuso della funzione da parte di pubblici ufficiali corrotti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO Saverio Felice - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

Ca. Ba. , nato il (OMESSO);

contro l'ordinanza 4 marzo 2009 del Tribunale del riesame di Palermo, che ha rigettato la richiesta di riesame del provvedimento, 9 febbraio 2009 del G.I.P. del Tribunale di Palermo, degli arresti domiciliari, in relazione ad accuse di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, aggravata ex articolo 319 bis c.p., trattandosi di fatto che ha avuto ad oggetto la stipulazione di contratti ai quali era in…

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