Cassazione penale Sez. II sentenza n. 19312 del 21 aprile 2017

ECLI:IT:CASS:2017:19312PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione aggravato dal metodo mafioso si configura quando l'agente, pur non essendo formalmente affiliato ad un'associazione di tipo mafioso, si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo per esercitare pressioni sulla vittima, inducendola a subire la richiesta estorsiva attraverso il timore di ritorsioni da parte del clan criminale. In tali casi, la sussistenza dell'aggravante di cui all'art. 7 della L. n. 203 del 1991 può essere desunta dalle modalità della condotta delittuosa, come l'utilizzo di espressioni che evocano il riferimento a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, nonché dalle dichiarazioni della parte offesa e di altri testimoni ritenute attendibili dal giudice. Inoltre, la custodia cautelare in carcere risulta adeguata e proporzionata, in ragione del concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, desumibile anche dalle ammissioni dell'indagato circa la non episodicità della condotta criminosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - rel. Consigliere

Dott. DE SANTIS Annamaria - Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
- (OMISSIS), nato a (OMISSIS) il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli in funzione di giudice del riesame cautelare il 30/12/2016;
visti gli atti, l'ordinanza e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. AGOSTINACCHIO Luigi;
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. BALDI Fulvio, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ri…

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