Il provvedimento che rigetta l'istanza di revoca o sostituzione di una misura cautelare personale, emesso ai sensi dell'art. 299 c.p.p., non è impugnabile con ricorso per cassazione diretto, ma deve essere qualificato come appello ai sensi dell'art. 310 c.p.p. e trasmesso al Tribunale competente per il relativo giudizio. Ciò in quanto l'art. 311 c.p.p., comma 2, che consente il ricorso per cassazione contro le ordinanze che dispongono una misura coercitiva, non si estende ai provvedimenti che intervengono a seguito di richiesta di modifica della misura, per i quali non è previsto alcun rimedio diverso dall'appello. Il principio di diritto è che il sistema delle impugnazioni delle misure cautelari personali, disciplinato dagli artt. 309 e 310 c.p.p., non ammette il ricorso per cassazione diretto contro i provvedimenti che decidono sull'istanza di revoca o sostituzione della misura, i quali devono essere impugnati con l'appello, in ossequio al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione previsti dal codice di rito.