Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La prova indiziaria, ai fini della pronuncia di condanna, deve essere valutata nel suo complesso, secondo i parametri di gravità, precisione e concordanza previsti dall'art. 192 c.p.p., comma 2, senza che sia possibile una valutazione atomistica o frazionata dei singoli elementi indiziari. Il giudice di merito deve motivare in modo adeguato e logico l'apprezzamento degli indizi, evidenziando le circostanze e le emergenze processuali che hanno determinato la sua convinzione, senza che sia necessaria una confutazione esplicita di ogni singola deduzione difensiva, essendo sufficiente che la ricostruzione complessiva dei fatti conduca implicitamente al rigetto delle tesi difensive. Il sindacato di legittimità sulla motivazione è limitato alla verifica della sua manifesta illogicità, contraddittorietà o carenza su aspetti essenziali, senza che sia consentito un nuovo apprezzamento del materiale probatorio. Inoltre, il diniego delle circostanze attenuanti generiche può essere legittimamente fondato anche su un solo dato negativo, oggettivo o soggettivo, ritenuto prevalente, senza necessità di una specifica valutazione di ciascun fattore invocato dalla difesa. Infine, la determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p., rientra nella discrezionalità del giudice di merito, la cui motivazione è sindacabile in cassazione solo in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza.