La revoca di una licenza per la gestione di un istituto di vigilanza privata è legittima quando l'amministratore unico della società titolare della licenza sia stato sottoposto a procedimento penale per reati gravi, quali estorsione, calunnia, diffamazione e trattamento illecito di dati personali, in quanto tali condotte, anche singolarmente considerate, integrano gli estremi dell'abuso del titolo autorizzatorio e fanno venir meno il requisito della buona condotta, ai sensi degli artt. 10 e 11 del T.U.L.P.S. L'Amministrazione, nell'esercizio della propria discrezionalità, può optare per la revoca della licenza, senza essere tenuta a valutare preventivamente l'istanza di variazione della titolarità della stessa, in quanto la revoca preclude tale possibilità. La motivazione del provvedimento di revoca, che richiama puntualmente i fatti addebitati all'amministratore e il loro inquadramento giuridico, risulta adeguata e non viziata da difetti formali, come l'omessa indicazione di una specifica norma, che non hanno inciso sul contenuto sostanziale dell'atto. Il principio di proporzionalità non impone necessariamente l'adozione della meno grave misura della sospensione, quando la gravità dei fatti contestati giustifichi la revoca della licenza.