La revoca dell'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica per mancata occupazione stabile da parte del nucleo familiare assegnatario per un periodo superiore a sei mesi rientra nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, in quanto fattispecie riconducibile alle "concessioni di beni pubblici" di cui all'art. 133, comma 1, lett. b) del Codice del processo amministrativo. Tale provvedimento di revoca, essendo vincolato all'accertamento di un fatto oggettivo (l'allontanamento non autorizzato per oltre sei mesi), non richiede una preventiva comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 7 della legge n. 241/1990, né può essere escluso o giustificato sulla base di ragioni soggettive dell'assegnatario, come le difficoltà di spostamento dovute all'emergenza sanitaria, atteso che la decadenza non ha natura sanzionatoria ma mira ad evitare che alloggi destinati a categorie sociali meno protette rimangano nella disponibilità di chi non ne abbia effettivo bisogno. L'amministrazione, tuttavia, può autorizzare preventivamente l'allontanamento non transitorio, impedendo così la decadenza, ma in assenza di tale autorizzazione il provvedimento di revoca è legittimo.