Il reato di detenzione di materiale pedopornografico, previsto dall'art. 600-quater c.p., è un reato permanente la cui consumazione inizia nel momento in cui il reo si procura il materiale e cessa solo quando ne perde la disponibilità. Pertanto, la reimmissione dell'indagato nella disponibilità dei supporti informatici contenenti presumibilmente tale materiale illecito comporta il rischio di aggravamento o protrazione del reato, requisito essenziale ai fini dell'applicazione del sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. Il giudice, nel valutare la sussistenza di tale periculum in mora, deve verificare concretamente il contenuto dei supporti da restituire, accertando l'effettiva presenza di materiale pedopornografico, ovvero rilevare una irragionevole protrazione temporale del sequestro oltre quanto strettamente necessario per tale verifica, non potendo basarsi esclusivamente sulla mera acquisizione di una copia forense da parte dell'indagato.