Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 9889 del 9 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:9889PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. è configurabile anche quando la condotta minacciosa non sia diretta specificamente contro l'esercizio di pubbliche funzioni, essendo sufficiente che la minaccia sia rivolta a un soggetto che rivesta la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, a prescindere dalle modalità e dalle finalità della condotta. Tuttavia, affinché il reato possa essere qualificato come minaccia a pubblico ufficiale ai sensi degli artt. 336 o 337 c.p., è necessario che la condotta minacciosa sia posta in essere specificamente in relazione all'esercizio delle funzioni pubbliche, circostanza che deve essere adeguatamente descritta e provata nel capo di imputazione. In assenza di tali elementi, la remissione di querela da parte della persona offesa determina l'estinzione del reato di minaccia semplice, ai sensi dell'art. 152 c.p., comma 1, senza che il giudice possa procedere d'ufficio per le ipotesi di minaccia a pubblico ufficiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. SCALIA Laura - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI SALERNO;
nei confronti di:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 119/2013 GIUDICE DI PACE di NOCERA INFERIORE, del 12/06/2013;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/03/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIANESINI Maurizio;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. PINELLI che ha concluso per la dichiarazione di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO

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