Cassazione penale Sez. II sentenza n. 16221 del 9 aprile 2013

ECLI:IT:CASS:2013:16221PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta di minaccia, per integrare il delitto di estorsione, deve presentare una particolare forza intimidatrice e pervicacia, tale da eccedere i limiti dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, anche quando la pretesa fatta valere dall'agente sia in astratto legittima. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato di estorsione, non è sufficiente l'accertamento della mera sussistenza di minacce, ma è necessario verificare, sulla base di puntuali elementi fattuali, se tali minacce abbiano assunto una specifica connotazione di particolare efficacia e gravità, tale da travalicare i confini dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni e da integrare gli estremi del più grave delitto di estorsione. La mera affermazione assertoria dell'esistenza di tali requisiti, senza adeguata motivazione, determina l'annullamento della sentenza per vizio di motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

Dott. RAGO G. - rel. Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI R. M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE presso la Corte di Appello di Genova;

avverso la sentenza del 12/01/2012 della Corte di Appello di Genova pronunciata nei confronti di:

(OMISSIS) nato il (OMISSIS) e (OMISSIS) nato il (OMISSIS);

Visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. Geppino Rago;

udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Mazzotta Gabriele che ha concluso per il rigetto;

udito il difensore avv.to (OMI…

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