La clausola compromissoria contenuta in una convenzione stipulata tra un ente pubblico e un soggetto privato, che prevede la devoluzione delle controversie relative all'esecuzione, interpretazione, revoca e validità della convenzione stessa ad un collegio arbitrale, costituisce una valida ed efficace deroga alla giurisdizione del giudice amministrativo, anche quando la controversia concerna diritti soggettivi disponibili, in quanto l'arbitrato rituale di diritto, disciplinato dagli artt. 806 e ss. c.p.c., rappresenta uno strumento alternativo di risoluzione delle controversie che le parti possono legittimamente scegliere di adottare, in deroga alla giurisdizione ordinaria o amministrativa. Pertanto, in presenza di una siffatta clausola compromissoria, il giudice amministrativo adito deve dichiarare il proprio difetto di giurisdizione, rimettendo le parti alla competenza del collegio arbitrale, in applicazione del principio di separazione tra giurisdizione statale e arbitrato, che comporta la rinuncia delle parti all'azione giudiziaria nelle forme ordinarie. Tale soluzione è coerente con il disegno complessivo del sistema, in quanto l'ambito di operatività dell'istituto arbitrale è definito in funzione della posizione giuridica di diritto soggettivo disponibile che forma oggetto della domanda, senza possibilità di estensione agli interessi legittimi che, in quanto ontologicamente collegati all'esercizio del potere pubblico, costituiscono posizioni indisponibili.