Il provvedimento di diniego di occupazione di suolo pubblico per emergenza COVID-19 può essere legittimamente adottato dall'amministrazione comunale nei confronti di un esercente che abbia commesso una seconda violazione in materia di occupazione di suolo pubblico nei due anni precedenti, in applicazione di una specifica ordinanza sindacale che prevede tale preclusione. Tuttavia, qualora per uno dei locali dell'esercente non risultino accertate violazioni pregresse, l'amministrazione è tenuta a valutare nuovamente l'istanza di occupazione di suolo pubblico per tale locale, non potendo estendere automaticamente il diniego anche ad esso. L'amministrazione deve quindi effettuare un'istruttoria specifica per ciascun locale, senza applicare in modo generalizzato la preclusione prevista per i casi di recidiva. Il principio di proporzionalità impone di modulare il provvedimento di diniego in relazione alla singola fattispecie concreta, evitando di sanzionare in modo indifferenziato tutti i locali dell'esercente a fronte di violazioni riferibili solo ad alcuni di essi. Inoltre, il venir meno dell'interesse del ricorrente alla definizione del giudizio, a seguito della rinuncia all'istanza cautelare, determina l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, senza che ciò comporti alcuna pronuncia nel merito della legittimità del provvedimento impugnato.